Sono ormai innumerevoli gli esempi di servizi o giochi on line grazie ai quali le barriere tra mondo sociale virtuale e mondo reale sono crollate. Foursquare e poi Facebook hanno consentito di segnalare real time la propria geolocalizzazione ad amici e conoscenti. Ingress consente di giocare una sorta di Risiko in cui il terreno da conquistare è rappresentato da posti reali in cui trovarsi fisicamente con la propria squadra. Waze consente di condividere informazioni sul traffico, commenti e fotografie “dalla strada”.
La categoria di giochi che dal punto di vista di una azienda può rivelare gli aspetti più interessanti è attualmente rappresentata da una manciata di rpg (role playing game) che si assumono l’onere di trasformare in gioco una attività reale, in particolare se questa non è particolarmente gradevole. Ho personalmente sperimentato tale tipologia di gioco con i miei figli, ed il risultato mi ha sinceramente stupita… Mi riferisco al sito www.chorewars.com, grazie al quale è possibile guadagnare punti attraverso l’esecuzione di lavori domestici nel mondo reale. Un “master” definisce l’elenco dei lavori da fare, e per ciascuno di essi assegna un punteggio, una probabilità di imbattersi in premi speciali (figurine, riviste, biglietti del cinema…) ed un livello di rischio di perdere i punti acquisiti (espresso dalla probabilità di incontrate “mostri” contro i quali combattere). Sembra incredibile, ma improvvisamente le discussioni tra i bambini sono state stravolte: la mattina tutti sostenevano che non toccasse a loro apparecchiare la tavola, la sera litigavano per poter avere la possibilità di gettare la spazzatura. L’engagement era evidente, e l’aspetto più straordinario è che tale atteggiamento si è mantenuto anche all’eliminazione dei premi speciali, e con il solo mantenimento del punteggio totale finale convertibile in (pochi) euro.
Astraendo i concetti fondamentali del gioco, è evidente come qualsiasi sistema premiante ed incentivante si fondi sulle medesime tecniche, che un tempo si chiamavano bastone e carota ed oggi si chiamano premi, badges e voti.
L’applicazione delle strutture logiche e delle modalità operative del gioco nel contesto aziendale potrebbe rappresentare una alternativa efficace e decisamente più attrattiva ai vetusti sistemi premianti ed incentivanti attuali, spesso caratterizzati da insufficiente trasparenza ed eccessiva soggettività dei risultati. Immagino ad esempio un gioco aziendale che favorisca l’introduzione del Kaizen in azienda attraverso l’ideazione di missioni da svolgere, ad esempio ridurre di una determinata percentuale il tempo di attraversamento del proprio processo tipico, o ridurre la difettosità in uscita dal proprio dipartimento.
L’introduzione delle meccaniche di gioco (punti, livelli, sfide…), detta “gamification”, incoraggia gli utenti ad investire maggiormente ed a partecipare attivamente al raggiungimento degli obiettivi prefissati, favorendo la generazione di forme competitive virtuose e di relazioni all’interno ed all’esterno del gioco. In tal modo si ottengono due obiettivi decisamente interessanti: da un lato infatti si agevola un comportamento attivo offline, e dall’altro si rende tale comportamento misurabile.