Quando si affronta in una azienda il tema della social collaboration e dei social media, presto o tardi ci si trova nell’imbarazzante necessità di giustificare gli investimenti da fare tramite il calcolo del ROI. Il problema del ROI come metodo di valutazione di un investimento, è che tale indicatore si pone l’obiettivo di facilitare una scelta tra diversi investimenti possibili, con l’implicita ammissione che esista l’effettiva possibilità di non investire. Si prendano ad esempio il telefono e l’email: nessuno si prende la briga di calcolare il ROI dell’infrastruttura necessaria a mantenerli o ad implementarli perché nessuno può immaginare che una azienda ne sia priva. Qualcosa di molto simile sta avvenendo con i social media, e ben presto avverrà con le tecnologie 2.0 di social collaboration.
Inoltre, si tende a sottovalutare il costo legato alla mancata implementazione di tali strategie e tecnologie… Il RONI, insomma ovvero il ritorno – spesso negativo – del mancato investimento. La domanda giusta da porsi quindi non è “Cosa succederà se investo”, domanda classica del businss, ma “Che cosa succederà se NON investo?”
Le risposte in tal senso sono innumerevoli, e vanno dalla perdita di informazioni preziose relative alle caratteristiche dei clienti, all’incomprensione della brand reputation; per non parlare del gap culturale che si sta formando tra il management e gli impiegati e del rischio di perdere informazioni preziose per le decisioni.
Concludendo, probabilmente il ROI non è il miglior punto di partenza per valutare le proprie scelte strategiche in termini di social media: nel tempo necessario ad intravedere un ritorno finanziario dell’investimento, le perdite ci saranno già state…